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Santuario della Madonna dell’Aiuto di Campobello di Licata

Il Santuario dimenticato

Il progetto “Santuario Dimenticato” nasce dalla volontà di riportare l’attenzione su uno dei Santuari Mariani d’Italia meno conosciuti. La Chiesa Madre di Campobello di Licata, nonostante sia stata elevata a Santuario Mariano nel 1947 e nonostante le numerose iniziative portate avanti per la sua valorizzazione, non compare più nella maggior parte delle liste dei Santuari italiani e gli stessi cittadini di Campobello quasi non sono a conoscenza che la propria chiesa sia un Santuario alla pari dei più rinomati luoghi di culto della religione cattolica. Per questo abbiamo deciso di informare i visitatori e i pellegrini sulle ricchezze di questo luogo e la sua importanza dal punto di vista storico, artistico e religioso.
Il “Santuario dimenticato” è un giovane progetto ancora in divenire, che crescerà nel tempo, aggiungendo sempre nuovi pezzi al grande mosaico della Storia e della Bellezza del Santuario della Madonna dell’Aiuto di Campobello di Licata.

Le Origini

La Chiesa Madre di Campobello di Licata nasce in concomitanza con la fondazione della città. Infatti, con la licentia populandi il Duca di Montalbo, Raimondo Ramondetta Sammartino, ottiene l’autorizzazione alla fondazione del paese, ma anche l’obbligo a costruire una chiesa per i nuovi abitanti. Anche se era già presente una chiesetta denominata “Gesù e Maria”, il Duca fa costruire la nuova chiesa a pianta rettangolare. Oggi la costruzione originale costituisce il transetto dell’attuale chiesa. Questa ottiene il titolo di parrocchia solo nel 1758 e viene dedicata al patrono, San Giovanni Battista. La scelta di questo santo come patrono del paese risale alla fondazione di Campobello. Infatti la prima ratifica della licentia populandi avviene proprio il 23 giugno 1681, vigilia della festività di San Giovanni Battista. Anche la volontà del Duca di onorare il padre, Giovanni Sammartino, persona di spicco della nobiltà dell’epoca, è sicuramente tra le motivazioni della scelta del santo patrono. Nel 1737 giunge a Campobello il quadretto “miracoloso” della Madonna dell’Aiuto, attualmente posizionato nella navata centrale della chiesa (lato ovest). L’arrivo di quest’opera dà il via a un forte culto della Madonna dell’Aiuto nella popolazione, tanto da portare all’elevazione della chiesa a Santuario Mariano nel 1947.

Memorie di Guerra

A est dell’ingresso centrale della chiesa, sotto una pregevole nicchia in legno con il busto di un Ecce Homo in cartapesta, si trova una stele marmorea in memoria di alcuni soldati caduti durante la seconda guerra mondiale. I militari un tempo sepolti lì, trovarono la morte nel pianoro di contrada Musta, dove 300 bersaglieri furono sacrificati per rallentare l’avanzata degli alleati nella sera tra il 10 e l’11 luglio 1943. L’evento a lungo dimenticato fu la tragica fine di quella che viene ricordata oggi come la “Battaglia della Favarotta” e mancò poco al valore di questi soldati per cambiare il corso della Storia. La lapide riporta la dicitura: “La carità di Cristo che tutti affratella ha qui raccolto i resti mortali dei gloriosi caduti in Campobello di Licata il 10-07-1943, II Guerra Mondiale 1940-43. Sia pace a tre soldati ignoti, al Serg. M. Pesco Angelo, al Bers. Boscarello Narcisio”. Il 4 novembre 1953, le salme furono spostate nel cimitero cittadino.

Le Chiavi di Pietro

Al centro della volta della navata centrale si trova l’affresco che raffigura l’episodio del vangelo nel quale Pietro riceve le chiavi del regno. Nell’immagine, Gesù consegna al santo le simboliche chiavi e i due sono circondati dai discepoli meravigliati. Un tempo l’opera veniva attribuita al pittore campobellese Giovanni Cammarata ma recenti studi del prof. Calogero Brunetto ne attribuiscono la paternità a Raffaele Manzelli, pittore di Palma di Montechiaro. Non si conosce l’esatto periodo di realizzazione dell’opera ma dovrebbe risalire al 1860 per il primo centenario dell’ampliamento della chiesa voluto da Padre Ludovico Napoli.

Il Quadro miracoloso e le origini della Rietina

Intorno al 1737, il padre provinciale di Siracusa, Rev. Bernardo Aidone, dona alla comunità campobellese un quadro della Madonna che viene posizionato all’interno della chiesa. In breve tempo l’opera fa nascere tra la popolazione una forte venerazione verso la Madonna e la notizia che questa conceda grazie e miracoli si diffonde in fretta. Viene raccontato che il quadro abbia guarito in meno di un’ora un certo Francesco Arrigo “colpito da punta e prossimo a morire”. Così la chiesa diventa meta di pellegrinaggio per molti forestieri. Proprio per questo l’8 luglio dello stesso anno viene fatta richiesta ufficiale al Duca per l’istituzione di una festa solenne da celebrare ogni anno la prima domenica di settembre. Sin dalla prima edizione della festa, nasce l’usanza di portare alla Madonna doni trasportati sul dorso di muli. La lunga fila di animali da soma veniva all’epoca chiamata comunemente “rietina”. Da allora, la tradizionale Rietina viene organizzata ogni anno il lunedì successivo alla “Domenica della Madonna”. Nel corso dei secoli, la fila di muli carichi di grano si è evoluta in una imponente sfilata di cavalli bardati e carretti decorati tipici della tradizione siciliana. Cavalieri e carradori giungono da tutta la Sicilia e sfilano per le vie del paese concludendo il loro percorso nella piazza principale, proprio di fronte la chiesa Madre, per rendere omaggio alla Madonna.

La Madonnina della Bifara

La Madonnina delle Grazie è una scultura marmorea della quale si hanno poche notizie documentate. Originariamente era posta all’interno della chiesetta del feudo Bifara, limitrofo a Campobello, che però viene abbandonato in seguito alla malaria e allo spopolamento. I suoi territori vengono annessi a Campobello di Licata che ne ottiene anche la giurisdizione ecclesiastica. Così tutto il contenuto della chiesetta viene trasferito nella Chiesa Madre di Campobello, compresa l’opera. Questa viene inizialmente posizionata in una nicchia affacciata su Piazza Aldo Moro alle spalle della chiesa, poi spostata all’interno per proteggerla dalle intemperie. La statua è una copia della più nota immagine della Madonna di Trapani. Maria regge con il braccio sinistro il bambino Gesù e con il destro gli tiene la manina protesa in avanti. Forse risalente ai primi del ‘600, presenta caratteristiche tipiche della scuola trapanese ma per la finezza delle linee è stata messa in relazione anche con la Scuola dei Gagini. Oggi la scultura è purtroppo mancante della base originale a causa di una azione vandalica.

San Giovanni Battista del Bagnasco

Giunta a Campobello nel 1862, la statua di San Giovanni Battista è un’opera di elevato pregio artistico eseguita da Girolamo Bagnasco, artista di rilievo con bottega a Palermo e antagonista di Filippo Quattrocchi (autore della statua della Madonna dell’Aiuto presente nella stessa chiesa Madre). L’opera era forse stata realizzata dall’artista per un altro committente e giaceva nel suo studio quando viene acquistata dal Vicario Foraneo Sac. Giovanni Cammarata che la porta a Campobello. La scultura rappresenta il Santo nel tradizionale abito di cammello che regge con una mano il bastone pastorale (o baculo) e l’agnellino con l’altra. Una copia realizzata da un seguace del maestro palermitano si trova attualmente nella chiesa Madre di Ribera. Girolamo Bagnasco è riconosciuto come il capostipite dell’importante discendenza artistica che porta il suo nome. È tra i più famosi artisti dell’Ottocento in Sicilia ed è stato definito anche “lo scultore di Dio”. Caratteristiche tipiche delle sue opere sono la raffinatezza e la cura per i dettagli, come gli occhi a mandorla malinconici o i riccioli gemelli sulla fronte nei personaggi maschili.

I Sammartino e Fra Ludovico Napoli

In origine, la chiesa Madre aveva una pianta rettangolare, lunga 20 metri e larga 7, che oggi costituisce la sola area del transetto che incrocia le navate. Al di sopra di dove era posizionato l’altare è tutt’oggi presente il blasone della famiglia Sammartino, fondatori di Campobello. Questo è formato da due rose di Gerusalemme separate da una banda rossa. La presenza di questi elementi nel blasone familiare è dovuta alle gesta del cavaliere San Martino (poi divenuto Sammartino) che viene ricordato dalla famiglia come il primo a piantare lo stendardo imperiale sulle mura di Gerusalemme durante le guerre in Terra Santa. Dopo il 1737, con la nascita del forte culto della Madonna dell’Aiuto a seguito del miracolo del quadretto della Vergine, il monaco cappuccino padre Ludovico Napoli da Mazzarino, decide di promuovere l’ampliamento della chiesetta. La pianta della chiesa viene ruotata e ampliata con 3 navate e 3 absidi. La chiesa completamente rinnovata viene inaugurata nel 1760 e dedicata a Maria Ausiliatrice, come riportato nel cartiglio sull’arco centrale. Solo la facciata viene realizzata più tardi, tra il 1869 e il 1875.

Il Crocifisso dei Dolori

Il Crocifisso dei Dolori è la più antica tra le opere d’arte presenti a Campobello di Licata. Molto probabilmente viene donata dal duca Giovanni Maria Sammartino dopo il completamento della chiesa primitiva nei primi decenni del settecento. Si tratta di un’opera estremamente espressiva. Il vir doloris, l’uomo dei dolori è un’iconografia abbastanza ricorrente nel XVIII secolo, sia in pittura che in scultura. La statua campobellese mostra il Cristo già morto con la testa abbandonata su una spalla e il corpo appesantito e contorto sulle gambe piegate. Di particolare effetto sono i dettagli sul volto, l’espressione di composta sofferenza e la spina conficcata nel sopracciglio.

La Madonna del Quattrocchi

La statua della Madonna dell’Aiuto è sicuramente tra le opere più importanti presenti all’interno della chiesa. L’autore è Filippo Quattrocchi, tra i più grandi scultori lignei in Sicilia tra il Settecento e l’Ottocento. Essa viene donata alla chiesa dalla duchessa di Montalbo verso la fine del Settecento e sostituisce la piccola tela miracolosa venerata per molti decenni. All’inizio era tenuta in una nicchia ed esposta solo per celebrazioni più importanti. Poi è stata collocata sull’altare maggiore dove si trova tutt’oggi. Negli anni ha subito diversi interventi di restauro che ne avevano alterato leggermente le caratteristiche, soprattutto cromatiche. Solo l’intervento del 2001 ha restituito l’impostazione originaria dei colori e dei tratti somatici. La statua raffigura la Madonna che tiene in braccio Gesù Bambino mentre con l’altra mano salva un’anima purgante rappresentata da un bambino che si rivolge a lei che tiene in mano la scritta “Auxilium Christianorum”.